L'INVENZIONE DELLA STAMPA E LA CULTURA TIPOGRAFICA

 


Nella metà del XV secolo comparve in Europa la stampa a caratteri mobili, inventata da Johann Gutenberg. Essa ebbe conseguenze sociali e culturali rilevantissime. Si calcola che nel periodo degli incunaboli siano stati stampati più libri di quanti ne avessero copiati tutti gli amanuensi a partire dal 330 d.C. Così il libro divenne così un oggetto molto diffuso, capace di entrare anche nelle case delle famiglie di media condizione sociale, purché ci abitasse una persona in grado di leggere.



La riforma protestante ebbe un ruolo di primo piano nella diffusione delle opere a stampa. Uno dei principi fu infatti la lettura diretta delle Sacre scritture da parte di tutti i cristiani. A questo scopo Lutero, Calvino e Melantone promossero l'alfabetizzazione del popolo con la creazione di scuole aperte a tutti.
La cultura tipografica presenta caratteristiche ben precise. Prima della stampa, i libri erano copiati a mano. Il testo era soggetto a modifiche e interpolazioni dovute alla mano del copista e tra i manoscritti potevano esserci notevoli differenze. Inoltre erano presenti numerose abbreviazioni, era assente la punteggiatura, ciò rendeva la lettura faticosa.
La pagina stampata invece era chiara e ben leggibile, grazie a caratteri regolari, alla punteggiatura e ai margini. Il testo era riportato nella versione definitiva, approvata dall'autore e poi poteva essere riprodotto in un numero illimitato di copie.
Copiare gli scritti di altri autori diventò un reato, il cosiddetto "diritto d'autore" emanato in Inghilterra nel 1709, era volto a proteggere i prodotti dell'ingegno, ma anche a tutelare gli stampatori danneggiati dalle edizioni pirata.
Le opere a stampa contribuirono a creare una lingua standard. Le lingue più favorite furono quelle nazionali degli Stati economicamente e politicamente più potenti.
Infine, la stampa contribuì alla diffusione del sapere e delle informazioni anche con la nascita, nel XVII secolo, dei primi giornali periodici.

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